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La Riserva Naturale, ampliata nel 1997, tutela un vasto comprensorio della Catena dei Monti Carseolani, tra i bacini dei Fiumi Salto e Turano. La Riserva è divisa in due zone distinte.

La più vasta comprende i rilievi di Monte Navegna e Monte Filone, che il Fosso dell'Obido separa dal Monte Cervia a sua volta separato dal vicino Monte S.Giovanni dal Fosso di Riancoli.

L'altra zona è costituita dai rilievi che circondano il paese di Nespolo, e che costituiscono il confine con il vicino territorio abruzzese di Carsoli.

Geografia

La Riserva naturale, Monte Navegna e Monte Cervia si trova in provincia di Rieti al confine tra la Sabina e l'Abruzzo. L'istituzione è avvenuta, con legge regionale n. 56 del 1988, sulla base di considerazioni sia di ordine ambientale che sociale; infatti i paesi che circondano la Riserva, economicamente legati alle attività montane, conservano valori e tradizioni altrove scomparsi. Così i programmi di gestione hanno come obiettivo la tutela di un ambiente integro e lo sviluppo delle attività legate al territorio.

La geografia delle zone che ospitano la Riserva è disegnata lungo un' ampia dorsale che si snoda dalle colline che circondano a sud-est la città di Rieti, formando uno spartiacque tra la valle del Turano e la valle del Salto, fino a culminare in corrispondenza dei due omonimi bacini artificiali. La vetta più alta di questo territorio è il monte Navegna con i suoi 1.508 mt., seguito dal M.te Cervia alto 1.436 mt. I due versanti hanno caratteristiche geomorfologiche diverse: mentre a sud-ovest, verso il lago del Turano la montagna degrada con scoscesi dirupi, a nord-est i pendii sono più dolci e scendono lentamente verso il lago del Salto. Un canyon taglia da est a ovest la dorsale principale trattegiando le gole dell'Obito, divisorio naturale tra le due principali vette. Il territorio racchiude ambienti straordinariamente suggestivi: si passa dal lago all'alta montagna attraverso la fascia submontana, composta di boschi e colline, di valloni e di ameni e soleggiati terrazzi. Un territorio che in virtù degli sviluppi mancanti oggi é ancora integro, é pronto per un rilancio economico basato su un turismo naturalistico e con le attività produttive legate alla montagna.

Geologia

La geologia di questa piccola catena presenta caratteristiche che la distinguono da quella delle altre catene montuose della provincia di Rieti. Le rocce di natura prevalentemente calcarea che compongono i rilievi hanno infatti avuto origine in un ambiente marino di "transizione", ovvero in una zona di raccordo tra l'area di piattaforma carbonatica (area del M. Nuria) e quella pelagica di mare aperto (rilievi della Sabina). Questa posizione intermedia ha dato origine a materiali calcarei caratterizzati da un elevata componente detritica che deriva dalla mobilizzazione e caduta per frana sottomarina dei sedimenti originatisi al margine della contigua area di piattaforma. Successivamente, durante il Miocene, il penultimo Periodo dell'Era Cenozoica, la riattivazione di una grande faglia a direzione Nord-Sud, estesa da Antrodoco fino ad Olevano Romano, ha direttamente interessato l'area. Ha avuto così inizio la fase "orogenetica" che ha portato al sollevamento dell'Appennino centrale. Il successivo rilassamento delle strutture montuose ha infine favorito la deposizione del Flysch, un sedimento terrigeno derivante dallo smantellamento dei rilievi in fase di emersione dal mare. L'area appare oggi particolarmente suggestiva sotto il profilo morfologico e reca ancora evidenti tracce dell'ultima era glaciale terminata 10.000 anni fa. Una valle fluviale di grande bellezza è rappresentata dalle gole dell'Obito dove una profonda forra, incisa in rocce calcaree, si allarga progressivamente man mano che affiora il flysch, più "tenero" e dunque più facilmente erodibile, sino a giungere alla sella che separa la valle del Salto da quella del Turano.

Vegetazione

Il paesaggio vegetale della Riserva, costituito dai rigogliosi boschi di quercia, castagno e faggio, rappresenta l'aspetto ecologicamente più importante della Riserva naturale. Queste interessanti associazioni vegetali coprono gran parte dei rilievi, e nel tempo hanno costituito un fitto intreccio culturale con le attività dell'uomo. Boschi segnati dalla storia, ma ben conservati che ricoprono la maggior parte del territorio. Oltre ad estesi castagneti che qui appaiono costituiti da fustaie con esemplari secolari di eccezionale bellezza, il manto forestale è formato da querceti caducifogli con essenze quali cerro, rovere, carpino, nocciolo, acero di monte, raggruppamenti di pioppo tremulo e, man mano che si sale in quota, bellissime faggete.Presso Marcetelli c'è la più grande e antica Roverella del reatino; alta 22 mt. con una circonferenza di 5,92 mt., rappresenta un vero e proprio monumento naturale. Il sottobosco oltre ad arbusti come il prugnolo, la rosa canina, il sorbo montano, a berretta del prete, è ricco di specie erbacee tra cui alcune orchidacee, primule, violette, narcisi, oltre all'anemone ranuncoloide, all'elleboro, alla digitale, alla scilla e al bucaneve. Ma il bosco in questi luoghi ha sempre rappresentato anche attività economiche; il commercio di legname da un lato e i frutti del bosco più pregiati hanno rappresentato il legame di conoscenza del bosco da parte dell'uomo. Oggi a queste tradizionali funzioni si aggiunge quella scientifica, ricreativa e di conservazione, che fanno del bosco uno degli ambienti fondamentali per lo sviluppo delle attività della Riserva naturale.Sintesi di queste attività é il Castagno che da tempi antichissimi rappresenta il simbolo e l'anima di queste terre. Castagne, Funghi, More, Mirtilli ed il pregiato Tartufo fanno da cornice gastronomica alle valenze già citate.

Fauna

Ogni area protetta ha un animale simbolo. La Riserva Monti Navegna-Cervia grazie alla ricchezza della sua fauna ne ha almeno tre: l'aquila reale, il lupo, il gatto selvatico. Questi tre simboli nazionali della conservazione, sono presenti nell'area e tra loro diventa difficile scegliere il più rappresentativo. L'Aquila reale, un tempo presente stabilmente con siti riproduttivi, oggi frequenta gli spazi aperti tra i boschi per cacciare le sue prede preferite: lepri, coturnici, rettili, roditori. Il lupo, che negli ultimi anni aveva subito un calo in termini numerici, è tornato con una presenza stabile di alcuni esemplari. Per il gatto selvatico, certamente il più elusivo dei mammiferi, è difficile fare una valutazione della sua presenza, tuttavia è stato più volte osservato dai guardiaparco della riserva. La grande estensione dei boschi montani costituisce l'habitat della grande maggioranza degli altri animali che popolano il territorio: lo scoiattolo meridionale, tassi, martore, lepri, puzzole, donnole oltre a tanti mammiferi tipici dei boschi e del castagneto quali il topo quercino e il moscardino. Tra i rapaci diurni è comune la poiana e il gheppio, sono anche presenti lo sparviere e l'astore. Tra gli altri uccelli il picchio verde e rosso maggiore,il picchio muraiolo, l'upupa, il fringuello, le cince,il rampichino, l'allocco, la civetta, il gufo comune,il barbagianni e ovviamente la ghiandaia. Presente ancora con alcuni esemplari la coturnice. Nel mondo degli anfibi e rettili da segnalare la presenza dell'Ululone a ventre giallo. Un discorso a parte va fatto per le specie di interesse venatorio oggetto di reintroduzione; è il caso del cinghiale, della lepre e della starna.Infatti entrambi le specie hanno completamente perso le caratteristiche autoctone. Tra le attività di studio della Riserva c'è un progetto per la reintroduzione del cervo e del gufo reale. La presenza degli animali domestici come l'asino, qui utilizzato ancora nelle attività di montagna, ci introduce in un mondo rurale altrove scomparso, nel quale l'uomo e l'ambiente vivono in armonia.

Storia

Il significato e il valore della storia di questa porzione della Provincia di Rieti è sintetizzabile nella sua stessa posizione geografica. Quest'area è sempre stata un territorio di confine; in epoca arcaica tra le popolazioni Sabine e quelle degl'Equi, poi tra i due Stati, Pontifico e Borbonico, infine frontiera territoriale tra l'alta Sabina e il Cicolano. Le fonti storiche e monumentali testimoniano di insediamenti umani fin dall'antichità. Le città di Nersae, Cliternia, Trebula Mutuesca, Vicus e Montagliano,il monumento funerario denominato "la Pietra Scritta"(l sec. a.C.), sino alla recente scoperte del tumulo di Corvaro (IX-II sec. a.C.), rappresentano i riferimenti storico-monumentali più significativi. Mentre la valle del Turano subiva 1' influenza Sabina la valle del Salto aveva quella delle popolazioni Equicole; nel mezzo le montagne del Navegna e Cervia. E' tra queste popolazioni che l'impero romano prima e tutti gli invasori che giunsero nella valle trovarono un nemico da combattere; invasero, saccheggiarono e colonizzarono ma non riuscirono mai a scalzare quell'identità culturale tanto forte che ancora oggi contraddistingue queste popolazioni.Il periodo medievale, ha nel territorio del Cicolano una configurazione autentica ancor'oggi

I paesi e la loro cultura

Rappresentano il più antico e articolato sistema di relazioni tra natura e fenomeni storici, sociali e culturali. La presenza degli insediamenti umani delle attività produttive come continuo presidio del territorio come equilibrata utilizzazione delle risorse come ricchezza culturale e uno degli elementi fondamentali delle attività della riserva naturale. I paesi, i borghi, i ponti, mulini, gli eremi, le rocche i casali, i tratturi le carrarecce sono segni del territorio così come gli avvenimenti grandi e piccoli che hanno segnato la vita e la cronaca della genti che vivono nel territorio. Essi sono un patrimonio che, riscoperto, può essere trasformato in una risorsa preziosa per valorizzare l'immagine sociale e culturale dei paesi della riserva naturale.

 

L'ambiente

Boschi e laghi, gole e torrenti: è uno scenario suggestivo quello che si apre agli occhi dei visitatori quando si lasciano conquistare dalla bellezza del monte Navegna e Monte Cervia.

Nei boschi regnano maestosi i faggi circondati da aceri, più in basso castagni e querce secolari. Il sottobosco è un germogliare di stupende fioriture di orchidea, violetta, narciso e anemone.

Se la vegetazione costituisce lo scenario fantastico fatto di chiaroscuri, di ombre, di raggi di sole che si infrangono tra gli alberi, è la varietà della fauna a definire il valore ambientale di tutta l'area. Su tutti ecco emergere il lupo e il gatto selvatico, presenze importanti quanto elusive. Accanto a questi protagonisti troviamo l'aquila reale, l'astore, lo sparviero e il picchio muraiolo; tra le pozze d'acqua e vicino ai fontanili si ritrovano la salamandrina dagli occhiali e l'ululone a ventre giallo.

A questa natura si affiancano i reperti archeologici e gli antichi insediamenti umani. Un passato che è lì per ricordarci l'antico rapporto tra l'uomo e la natura. Un rapporto che qui continua a rivivere in tutta la sua autenticità,avvertibile nell'armonioso susseguirsi di colline e poggi al sommità dei quali è presente un paese, un castello, una rocca. Una miriade di insediamenti arrampicati su speroni rocciosi disseminati lungo tutto il territorio. Un ambiente aspro e corrugato nel quale la storia ha avuto come protagonisti santi, principi e briganti: il brigantaggio ha conosciuto tra queste montagne di confine

uno sviluppo ed un'importanza storica notevole. Così come il fenomeno del francescanesimo ha visto nella Santa Filippa Mareri, baronessa dell'omonima e famosa famiglia l'esempio più importante. La storia recente di questa nascosta zona appenninica è segnata dalle scelte energetiche nazionali: la trasformazione delle valli del Salto e del Turano in due bacini montani artificiali, attraverso la costruzione delle dighe ha segnato un profondo cambiamento nella vita e nel clima. Ma ha regalato un ambiente di grande valore naturalistico.

Escursione al Monte Navegna

Percorso con qualche difficoltà, ma percorribile da tutti con un minimo di attenzione e di allenamento. Permette di ammirare le vallate dei due bacini del Salto e del Turano.

Partenza da Varco Sabino, lungo la carrareccia che sale verso la località Le Forche, poi sui costoni rocciosi e sugli aridi prati che conducono alla parte sommitale da cui si spazia con lo sguardo sulle due vallate e sui gruppi montiuosi circostanti, dai Lucretili al Terminillo, ai Monti del Cicolano ed al Gran Sasso, alla Duchessa ed al Velino-Sirente.

 

Escursione al Monte Cervia

Anche questo è un percorso con qualche difficoltà, ma non insormontabile se si possiede un minimo di fiato. Si sale dall'abitato di Collegiove e ci si inerpica verso il crinale che affaccia sulla valle del Turano con lo sguardo che arriva fino al vicino gruppo dei Monti Simbruini.

 

Fosso dell'Obido

Dalla S.P. Collegiove Marcetelli si scende su un sentiero ben segnato fino ad incontrare il Fosso dell'Obido e la Pineta di Rosso Bove, per poi dirigersi verso l'abitato di Ascrea, nella profonda gola che separa il Cervia da Monte Filone. L'escursione permette di osservare vari aspetti della vegetazione dell'area protetta, ed interessanti fenomeni geologici.

 

Ruderi di Mirandella

Escursione abbastanza facile, che dalla località Le Forche, per comodo sentiero porta verso i ruderi dell'antico abitato, arroccato sul fianco di Monte Filone ed affacciato sulla valle del Turano, sopra l'abitato di Ascrea. Il percorso può proseguire intorno a Monte Filone, ritornando per il versante di sud ovest dove si aprono alcuni "pozzi" di origine carsica.

Boschi e laghi, gole e torrenti.. è uno scenario suggestivo quello che si apre agli occhi del visitatore conquistato dalla bellezza e dalla natura del Parco.

Nei boschi regnano maestosi i faggi circondati da aceri, più in basso castagni e querce secolari. Il sottobosco è un tripudio di colori per il germogliare di stupende fioriture di orchidee, violette, narcisi e anemoni. Ma è la fauna a definire il valore ambientale di tutta l'area: l'elusiva presenza del lupo e del gatto selvatico è sovrastata dall'aquila reale e dallo sparviero, nei fontanili si ritrovano la salamandrina dagli occhiali e l'ululone dal ventre giallo.

In questa natura lussureggiante sono immersi reperti archeologici ed antichi insediamenti umani. Un passato che è lì per ricordarci l'antico rapporto tra l'uomo e la natura. Un rapporto che qui continua a vivere in tutta la sua autenticità.

 

Riserva naturale di Monte Navegna e Monte Cervia

Localizzazione: Nel massiccio dei Monti Carseolani, fra i bacini artificiali del lago del Salto e del lago del Turano.

Superficie: 1.100 ha.

Tipologia: ambiente costituito da pareti calcaree, soprattutto nei versanti orientali. In altre zone suoli marnoso-arenacei.

Flora: Costituita da boschi d'alto fusto a prevalenza di Querce caducifoglie, Castagno, Faggio, Acero montano. Numerose specie di Orchidee, l'Anemone ranuncoloide, l'Elleboro, il Bucaneve, la Digitale.

Fauna: Tra gli Uccelli l'Aquila reale, lo Sparviero, la Giandaia. Tra i Mammiferi lo Scoiattolo, la Lepre, il Cinghiale, la Martora, il Riccio, il Tasso, la Puzzola, il Topo quercino. Tra i Rettili la Vipera dell'Orsini.

Storia e cultura: Interessanti le rovine dell'antico centro di Mirandella.

Ente gestore: è costituito dai Comuni di Varco Sabino, Marcetelli e Collegiove, con sede a Varco Sabino 02020 (RI) - tel. 0765/758139.

 Nespolo:tel. 98026